Strani Segnali

É vero che con il tempo certe cose si dimenticano.
Specie se sono cose che non facciamo o vediamo o con cui abbiamo a che fare spesso.

Per esempio quando c’era da andare in posta o all’ACI per pagare il bollo auto (ora si usa internet con carta di creditorulez) una volta all’anno io mi dimenticavo sempre tutto. Dove andare, come compilare il bollettino, quanti razzo di cavalli fiscali aveva la mia macchina, ecc.

Ma ci si dimentica anche di altre cose, alle volte vitali.

Oggi parliamo di cartelli stradali.

Questi qui sotto si incontrano raramente, ma è bene ricordarli (sfido molti a ricordare cosa sono senza leggere :P)

DIRITTO DI PRECEDENZA NEI SENSI UNICI ALTERNATI
Indica che il conducente ha la precedenza di passaggio rispetto alla corrente di traffico proveniente in senso inverso nelle strettoie nelle quali è stato istituito il senso unico alternato.

DARE PRECEDENZA NEI SENSI UNICI ALTERNATI
Indica l’obbligo di dare la precedenza alla corrente di traffico proveniente in senso inverso, nelle strettoie nelle quali è istituito il senso unico alternato

In praticano sanciscono il diritto (il primo) e l’obbligo (il secondo) di avere/dare la precedenza in un “senso unico alternato”, nome forse che può far fare confusione ai più indicante una strettoia dove se, anche se non ci passano contemporaneamente due automezzi, si circola in ambo i sensi.

I cartelli quindi ci avvisano del fatto che, ad esempio incontrando il primo, abbiamo tutto il diritto di imboccare quella stradina che tanto quelli dall’altra parte si devono fermare.

A Gazzada Schianno (da molti ribattezzata “schianto”) c’è un unico modo per non farsi fregare dall’ Eterno Passaggio A Livello.
C’è un piccolo buco sotto le rotaie che ti fa scivolare in una stradina che ti evita parecchi scocciature.
Venendo da una statale è ovvio incontrare il primo cartello. Veniamo da una strada ad alta percorrenza e abbiamo tutti i diritti di passare per primi.
Gli altri al di là di quella piccola ma vitale galleria che stanno nel paesino hanno il secondo.

Giusto l’altra sera mi appresto a inforcare la comoda scorciatoia tronfio del mio diritto di precedenza.
Quand‘ecco che dall’altra una simpatica signorina mi vede, strombazza, accelera e passa guardandomi in cagnesco.

Abbasso al finestrino e mi trattengo da darle della lurida vacca, ma le dico “guardi che la precedenza è mia, non ha visto il cartello?”

Lei altrettanto soavemente mi risponde “MA QUALE CAZZO DI CARTELLO IMPEDITO, QUI SE É SEMPRE FATTO COSI’ E PASSA PRIMA CHI ARRIVA PRIMA, MA IMPARA A GUIDARE CAZZO!!”.
Sgomma e se ne va.

La prossima volta la centro, faccio un frontale e godendo del mio diritto mi rifaccio fare la macchina nuova (sperando che i CC che accorreranno conoscano , almeno loro, la segnaletica)

Ora un piccolo test e SENZA CERCARE SU GOOGLE (o simili) !!!

Cosa ci sta ad indicare il seguente cartello ?

Gratta (e vinci ?)

Ho sempre pensato che il gratta e vinci (e tutto il successo che ha avuto quantomeno qualche hanno fa) sia la “risposta italiana” al sogno americano.

Mi spiego: gli americani hanno sta cosa che dice più o meno “uno su mille ce la fa, chiunque può diventare ricchissimo o il presidente USA, ma solo se ci dai dentro sempre, chi non ce la fa cazzi suoi.”

Questo in soldoni. In questo modo dovrebbero spingere tutti a dare sempre il massimo. Chi non ce la fa dorme in strada visto che non c’è praticamente nessuna politica sociale e se ti investono al passaggio pedonale puoi rischiare di essere lasciato lì fino a che non trovano la tua assicurazione o la carta di credito.. ma questo è un altro discorso.

Quindi gli statunitensi vanno avanti al grido di “facciamoci tutto il culo che il migliore ce la fa” mentre da noi è più tipo “solo chi ha culo ce la fa e diventa il migliore”

In quest’ottica quindi ecco arrivare una pletora di giochi d’azzardo o di fortuna legalizzati che permettono alla massa di sognare un futuro migliore. Un santo armotizzatore sociale che rende più pingue la cassa dello stato.

La scena tipica tutta italica, per quello che mi è capitato di vedere, è la coppietta di sposini che dovendo affrontare spese per casa, mobilio, matrimonio e viaggio di nozze faraonici cominciano a grattare come se non vi fosse un domani sperando di, con una cetacea botta di culo, risolvere tutti i problemi per magia… Quindi grattano e grattano. E di solito grattano pure i parenti tutti, ina una gigantesca orgia sfavillante di residui argentati.

Addirittura mi è capitato di incontrare futuri mariti che scoprendo un bar dapprima sconosciuto si sono subito lanciati a comprarne taluni che “quel bar lì è poco conosciuto e mica che quello vincente sia proprio lì”… e cose così

Ma l’altro giorno all’autogrill ne ho vista una davvero nuova: arriva un tizio color cuoio (lampadato) con tutto quanto contraddistingue il tipico “fighetta milanese”. Orologione da 5k euro, e vestito che a sommarlo tutto ci vuole una calcolatrice.
Scende dalla sua macchina decapotabile (pareva una porche ma io di auto non capisco nulla), si fionda dentro e mi compra un 50 gratta e vinci.
Si apposta riparato su un tavolino e comincia a darci dentro. E gratta. Non vince e sbuffa. E suda. Più gratta più sbuffa e più suda.
Con le poche vincite che accumula riconverte in argentei cartoncini. E gratta e suda.
(non diventa rosso in volto perché come ho già detto è di quel colore lì tra il cuoio e il cotto fiorentino).

All fine sconsolato butta la pila di residui nel cestino e, incazzatissimo, se ne va.

So che è brutto e che è una mia mania sentenziare, o trarre affrettate conclusioni.
Ma secondo me quello lì non si doveva sposare immantinente… quello lì ha solo pisciato fuori dal vaso.. e di molto 🙂

Promozione

Capita che di tanto in tanto soffro di mal di testa.
Nulla di che eh, non stiamo parlando di emicranie da paura che manco riesci a ragionare.
Ma un sano, tranquillo, martellante dolore pulsante alle tempie che può rendere acidula una qualunque rosea giornata di sole.

Per questo motivo ho sempre una bella scorta di Moment 200.
Sì, lo so ! “guarda che il moment non fa nulla è meglio l’aulin o l’alternativa economica nimesulide
Che bolas.. L’aulin lo prendo solo se ho La Madre Di Tutti i Mal Di Testa, che mi sbatte troppo a terra e mi fa venire sonno.

Capita quindi che passo davanti ad una farmacia e dico “mah, meglio rifarmi la scorta di medicinali”, quindi entro e chiedo “moment 200″.

La tipa si assenta e torna con la scatoletta blu sulla quale campeggia un bollino dorato con scritto “Promozione -10%”.

La guardo con un sorrisetto che dice “ che culo eh”, pago ed esco.

E penso.

Penso ma a che cosa cazzo può servire una promozione del genere.

Una promozione di solito un negoziante la fa (in linea di massima e grossolanamente) per due motivi:

1. aumentare la clientela che entra nel negozio
2. fare fuori una scorta di merce che è lì da un po’

Nel primo caso si può anche utilizzare la tecnica del “prodotto civetta”: attiri la gente con un prezzo stracciamutande su una cosa sperando che, già che è lì, ti compri altro.. dove magari hai un succulento guadagno maggiore.

Questo vale per il 99% degli esercizi commerciali, diciamo.

Ma una farmacia….. boh..

Non è che mette fuori le scritte come i verdurai “INCREDIBILE !!! Oggi Moment 200 al 10% di sconto!! Su 20 mal di testa ne hai 2 GRATIS!!” e alè la gente che mi entra a frotte e già che c’è si butta sui preservativi alla fragola o sui mutandoni da incontinenza.

Non credo proprio…

E allora che senso ha quello sconto ?

La farmacia è uno di quei posti dove non è che fai shopping, che entri, giri e vedi se c’è qualcosa di interessante da acquistare.

Entri perché SAI cosa stai cercando o al limite perché ti è uscito un bubbone purpureo tra le sopracciglia e speri che non sia lebbra e che basti una cremina consigliatati dal solerte farmacista che per qualcosa avrà pur studiato…

Voglio dire.. se anche il Moment fosse stato a prezzo pieno mica avrei detto “no guardi vorrei confrontare i prezzi con la farmacia in centro e poi decido”

Cazzo ne ho bisogno !!! Ho mal di testa !!! Lo pago anche il doppio !!!!

mah…

P.S.
L’immagine l’ho messa solo perchè mi piaceva troppo eh 🙂 e poi l’ho trovata digitando “promozione” su google, indi..

Madrelingua

A parte che da piccolo ho sempre pensato che “madrelingua” fosse la lingua di tua madre. Tanto che mi ricordo che incontrando un certo François che si dichiarava madrelingua francese gli chiesi:

“Ah tua madre è francese ?”

“no, mio padre”

“ah, allora sei padrelingua francese”

“uh… sì… hai ragione”

Avevo una cosa come 7 anni eh, però sono quello cose lì che ti porti dietro per un po’ fino a che apri il dizionario e scopri che:

la lingua del paese d’origine, appresa nella prima infanzia

Mah !! parrebbe di capire che è la lingua del paese di origine, quindi se quel tal François è nato e cresciuto in un paese del Varesotto tipo Vergate Sul Membro non è di certo madrelingua. Ma forse sì visto che da bambino il papà gli parlava anche in francese. O forse no. O forse ‘fanculo.. ecco 🙂

I madrelingua (ma anche i bilingue, trilingue ecc.. quelli che vanno in un paese nuovo magari da giovini e mi tirano su una lingua come se fosse antanopps! come se fosse madre ecco…) hanno rappresentato per me un forte mistero.

Incontratene in passato ho sempre cercato di farmi rispondere a due domande impellenti:

1. “Ma quando sei tra te e te, tipo che stai guidando e pensi alla lista della spesa, in che lingua pensi?

A questa domanda non ho mai ottenuto una CHIARA risposta. Tipo il tizio cui sopra che dice “sempre e comunque in francese!!” o cose così.
Ho sempre ottenuto cose tipo “dipende” o “non lo so” o anche “non ci ho mai pensato”
L’ultima risposta mi ha sempre fatto imbufalire visto che mi verrebbe da chiedere “ecco se ci pensassi in che lingua lo faresti ??”
Ma nulla.
Risposte vaghe.
Forse semplicemente non posso comprendere visto che non essendo ne madre ne bi (lingue) non riesco a calarmi fino a in fondo, ad immedesimarmi fino a comprendere che per uno un bicchiere ha semplicemente due nomi. E bon.
Che se quel giorno lì si sente più francese lo chiamerà (pensandoci) “verre

Poi ho chiesto a Sanja che è venuta anni fa da Sarajevo.
Pensandoci un casino mi ha detto che se pensava a me (per dire) magari pensava in italiano, se pensava a sua madre, che magari doveva dirle delle cose, pensava in serbo. Ma che in generale non lo sapeva…. (grrr.. che rabbia..)

La seconda domanda parte da alcune esperienze vissute al mare a Riccione da infante, quando oltre alla solita calata dei crucchi vi si trovavano parecchi altoatesini.
Una mamma in spiaggia parlava con il suo bimbo dando i nomi delle cose sempre in due lingue: italiano e tedesco.
Quindi era tutto un “saluta froilain/signorina” o “mangia gelato/HäagenDazs ” (non so come si dice gelato in tedesco, ma era per farsi capire)

Il biondo bimbo mi veniva quindi bombardato da doppi nomi di tutto. A cannuolo.

E qui mi chiedo:

2. come diavolo fate a capire quando una parola è nell’una o nell’altra lingua ?

Voglio dire, non è che la madre prima di una parola diceva sempre “ocio che mo’ è in italiano” o “acthung nau ist in doich” (non so sempre il tedesco eh).

E quindi come mi fa il bambino maturando madrelingua a capire quando settare la parlata nell’una o nell’altra ?

Ci saranno dei periodi di adattamento dove uno mi parla un mix delle due e la mamma a correggerlo ?
Davvero non lo so.

Qualche madre/bi/tri/penta lingua legge ‘ste vaccate ?

Cit. (61)

“Ehi voi, fuori i portafogli!”

“Su, sbrigati, daglielo!”

“Scusa, ma perché devo daglielo?”

“Non vedi? Ha un coltello!”

“Quello un coltello? Questo è un coltello!”